Sono tempi duri per la pallanuoto, che fa i conti con una crisi pesante legata all’emergenza Covid-19 e che si interroga sul destino delle competizioni nazionali e internazionali interrotte il 7 marzo. Al momento la speranza che i tornei riprendano è molto ridotta, nonostante atleti e tecnici abbiano scritto una lettera per chiedere alla Fin di fare il possibile affinché si possa tornare in acqua e giocare la parte finale della stagione anche in estate. Le difficoltà però sono tante, sia sul piano economico sia su quello organizzativo. Ad ogni modo i presidenti di Serie A1 sono in costante contatto per arrivare a una decisione, anche se l’ultima parola spetterà alla Federazione che, prima di prendere una decisione definitiva, attenderà la data del 3 maggio e le valutazioni e disposizioni del governo che riguarderanno anche lo sport. Il nostro presidente onorario, nonché consigliere federale, Giuseppe Marotta, ci aggiorna sulla situazione attuale e sulle ipotesi possibili, anche per quel che riguarda la prossima stagione.
Presidente, la sensazione è che alla fine questa stagione verrà chiusa e annullata. È così?
Stiamo aspettando e valutando. Certo, più tempo passa più difficile sarà riprendere le attività. Da quando è iniziata la fase di emergenza, abbiamo fatto diverse ipotesi di ripresa del campionato, ma siamo stati spesso superati dai nuovi eventi e dalle nuove disposizioni. Prima avevamo pensato di giocare le 13 giornate mancanti dal 13 giugno al 25 luglio, con l’idea di riprendere a maggio con gli allenamenti. Andando avanti abbiamo capito che, per tante ragioni, era complicato far disputare tutte le partite ed estendere la stagione fino a fine luglio. Allora abbiamo pensato prima a dei concentramenti e successivamente a un concentramento unico per disputare tutte le gare in un unico luogo in due settimane. Poi anche questa ipotesi è stata superata. Adesso abbiamo deciso di aspettare il 3 maggio, per capire cosa dirà il governo e a quel punto valuteremo cosa fare.
Nel caso vi fossero le condizioni, dunque, quando si potrebbe ripartire?
Il vero problema non è tanto quando, ma come ripartire. Perché se le direttive conterranno restrizioni ampie ad esempio sull’uso delle piscine e degli impianti sarà impossibile ricominciare. Ci sono molte società che sono gestori di impianti e vivono sul loro utilizzo da parte dell’utenza normale. Finché si tratta di prendere tutte le precauzioni sul piano della sanificazione, della predisposizione e del rispetto delle misure di sicurezza di piscina e spogliatoi, non ci sono problemi, si può fare. Ma se vengono imposte restrizioni all’ingresso degli utenti (esempio, solo 10 atleti alla volta) allora diventa impossibile, perché non ci si rientra più con i costi di gestione. Per questo la Federazione sta formando una commissione di esperti per anticipare le disposizioni del governo, presentando delle proprie linee guida o un protocollo ben fatto e studiato da professionisti di primo livello, nella speranza che venga accettato.
Quindi la Fin, a differenza di altre federazioni, ancora non rinuncia alla speranza di completare la stagione?
La Federazione, con i consiglieri del ramo, si sta adoperando per cercare di portare avanti il campionato e fare delle ipotesi di riorganizzazione in base alla situazione attuale. Ormai è chiaro che il campionato è stato falsato, ha perso la sua valenza, perché molti stranieri sono andati via, qualcuno ha già risolto i contratti e inoltre c’è il problema degli allenamenti. La voglia però è quella di provare a finire la stagione, anche perché è impossibile tenere i giocatori di pallanuoto fermi sei mesi. Chiaro che andando avanti così diventerà sempre più difficile, ma come Federazione, ripeto, vogliamo attendere il 3 maggio, ossia la data indicata dal governo per passare alla fase 2. Se il 4 maggio la situazione dovesse rimanere immutata e quindi ad esempio dovesse essere ancora impossibile viaggiare e spostarsi, allora alzeremo le mani e dichiareremo chiuso il campionato. Decidere prima di quella data non avrebbe senso. Aspettare è anche una forma di rispetto per gli atleti e i tecnici che avevano manifestato la volontà di continuare, contrariamente a quello che pensano le società.
Bruno Cufino ha proposto di accorpare le due stagioni, riprendendo e completando questa quando sarà possibile e poi facendo iniziare quella nuova. È una proposta praticabile?
Ho sentito, ma mi sembra complicato, così come lo sarebbe riprendere a settembre, perché a quel punto avremmo squadre diverse, visto che molti giocatori, finiti i contratti, in estate cambierebbero squadra, e il mercato muterebbe le forze in campo.
Se si decidesse di fermarsi e chiudere a maggio la stagione, come si gestirebbe la questione del titolo e dei piazzamenti europei?
Credo che a quel punto non avrebbe senso assegnare il titolo, così come non avrebbero senso i piazzamenti, perché l’anno prossimo probabilmente anche in Europa ci sarà una formula diversa, sia in Champions sia in Euro Cup. La Champions potrebbe essere ridotta a 12 squadre, così come potrebbe essere ridotto il numero di partecipanti all’Euro Cup, perché tutto il movimento pallanotistico europeo cercherà di risparmiare, riducendo le trasferte. Tutto il nostro sport è in crisi. La Francia e la Spagna hanno decretato lo stop ai campionati, in Ungheria molte squadre hanno perso gli sponsor e sono in difficoltà. È una situazione complicata che colpisce tutti.
Anche la stagione europea attuale verrà chiusa senza che si completino Champions ed Euro Cup?
Anche la Len aspetterà la prima settimana di maggio per avere più chiara la situazione e poi prendere una decisione. Al momento, pur volendo andare avanti, ci sono delle difficoltà oggettive. Molte nazioni hanno chiuso ingressi e uscite. C’è insomma una difficoltà anche per gli spostamenti, per poter giocare. A parte il fatto che c’è sempre la questione degli allenamenti.
Pensando alla prossima stagione, se è vero che le retrocessioni quasi certamente saranno bloccate, come si pensa di organizzare il campionato di A1? Ci state già lavorando?
Ci sono delle ipotesi che la Federazione sta valutando. Oltre al blocco delle retrocessioni, dobbiamo ugualmente garantire le promozioni dall’A2. Quindi avremmo il campionato a 16 squadre. Tra le ipotesi in ballo c’è quella di un torneo con una fase iniziale di quattro gironi da quattro squadre, con sei partite tra andata e ritorno. Le prime due di ogni gruppo andrebbero a giocarsi lo scudetto in un girone élite da 8 squadre, mentre le altre si giocherebbero la permanenza in A1 in un altro girone sempre da otto squadre. Quindi sarebbero altre 14 partite tra andata e ritorno per un totale di 20 gare complessive più play-off e play-out. Bisognerebbe definire solo i criteri. Si potrebbe optare per la formazione dei quattro gruppi iniziali attraverso la classifica attuale o quella finale del girone di andata, prendendo le prime quattro come teste di serie e incrociando “a serpentone” le altre. Oppure si potrebbe scegliere un criterio territoriale per ridurre le spese, ma è chiaro che così i gironi non sarebbero equilibrati e andrebbe trovato un correttivo per l’accesso ai play-off (per esempio, uno spareggio tra ultime due del girone élite e prime due dell’altro girone). Ma ancora è presto, sono solo ipotesi.
Per l’Ortigia la chiusura della stagione, sia italiana che europea, è un duro colpo, visto che fino a quando si è giocato, stava disputando la migliore stagione della sua storia.
Per tutto il movimento è un duro colpo, certo per l’Ortigia questa situazione è particolarmente penalizzante perché siamo arrivati in finale di Euro Cup, siamo tra il secondo e terzo posto in campionato e in final four di Coppa Italia. Purtroppo è un momento delicato. Lo sport si trova in grave difficoltà e tanti stanno parlando di ridurre le spese, di tagliare gli stipendi ad atleti e tecnici. Io umanamente posso dire che noi, fino a quando avremo modo di far fronte alla situazione lo faremo, magari con difficoltà, con qualche ritardo, ma al momento non me la sento di penalizzare la squadra.