Anche nell’ultima gara della stagione, la più importante, la panchina dell’Ortigia potrebbe essere priva del suo tecnico, dell’uomo che ha portato la squadra biancoverde a conquistare traguardi mai raggiunti nella lunga storia del club. Stefano Piccardo non si è ancora negativizzato al Covid e pertanto dovrà ancora continuare la quarantena in attesa di un ultimo tampone (domani), che stabilirà se il coach recupererà in extremis o sarà costretto a saltare anche il ritorno della sfida contro la Pallanuoto Trieste, sua ex squadra, che vale il 5° posto in campionato e l’accesso all’Euro Cup. Una partita fondamentale, nella quale bisognerà ribaltare i tre gol di svantaggio e ritrovare quella fiducia e quella cattiveria che servono per ritrovare una vittoria che manca ormai da fine febbraio, dal match interno contro Salerno. Dopo quasi tre settimane, Stefano Piccardo torna a parlare e lo fa in una intervista telefonica per il nostro sito ufficiale.
Stefano, innanzitutto, come stai? Come stai affrontando questo momento difficile?
Dal punto di vista fisico, ogni giorno che passa, mi sento meglio, a parte la sensazione di stanchezza che è connessa a questo virus. L’aspetto più difficile da affrontare è quello psicologico. Ho saltato cinque partite: una Final Four di Coppa Italia, una gara di campionato e ora una doppia sfida per accedere in Europa. Le sensazioni sono quelle di una persona che, nel momento culminante del suo lavoro, un lavoro che ama, non può andare a lavorare. Soprattutto, al di là di quelli che poi possono essere i risultati, mi manca l’aspetto più importante: esserci, essere al fianco della squadra, condividere tutto, aiutarli. Questa è la cosa che fa più male, anche se la cosa umanamente peggiore è non poter vedere i miei figli, guardarli da dietro una porta. Non ci si può abbracciare, non possiamo giocare. Questo aspetto è particolarmente pesante, non ti fa vivere bene la quarantena, sono quasi venti giorni che vivo rinchiuso in una stanza.
Sabato la squadra affronta la finale di ritorno con Trieste. All’andata, tu l’hai potuta guardare dalla tv. La sconfitta è nata da un problema di approccio, ancora una volta risultato decisivo. Che idea ti sei fatto?
Sì, è vero, a Trieste l’approccio è stato sbagliato. Nel primo tempo abbiamo fatto l’opposto di quello che avevamo detto di fare. Ci sono stati diversi errori individuali. Credo, peraltro, che Trieste sia il peggior avversario da incontrare in una sfida andata e ritorno, perché è una squadra costruita bene e con ottime individualità. Siamo mancati all’inizio, poi abbiamo mantenuto tre tempi di buon livello, ma a volte, nel momento in cui iniziamo a produrre, commettiamo errori imperdonabili, che magari prima non venivano puniti mentre adesso li paghiamo puntualmente. Questo non ci aiuta, così come non ci ha aiutato andare a Trieste senza Gallo e senza l’allenatore, con diversi giocatori non al meglio della condizione fisica e che sono stati male anche durante la Coppa Italia.Nel momento decisivo queste cose ci hanno penalizzato, ma sappiamo bene che questo è lo sport e che, per migliorare sempre, dobbiamo solo lavorare e cercare di perseguire gli obiettivi che ci poniamo sul lavoro. Credendoci.
Cosa deve fare l’Ortigia per ribaltare i tre gol di svantaggio e portare a casa la qualificazione in Europa?
Sai, non è tanto il discorso di recuperare tre gol. La squadra ha bisogno soprattutto di sbloccarsi mentalmente e di riprendere fiducia. Oggi anche vincere sarebbe un risultato importante, perché veniamo da pareggi e sconfitte. Per vincere la squadra si deve sbloccare e migliorare sotto certi aspetti che a Trieste sono mancati, in primis in fase difensiva. E poi cercare di giocare in maniera sportivamente cattiva in attacco. Dobbiamo essere più aggressivi e molto presenti durante tutti e quattro i tempi di gioco.
Tatticamente come si deve affrontare Trieste in questa gara di ritorno?
Trieste è una squadra che ha qualità e tanti ottimi giocatori. Quella di sabato è una partita nella quale bisogna essere profondi. Dovevamo esserlo anche a Trieste e non ci siamo riusciti. Speriamo che la Cittadella ci aiuti, dobbiamo cercare di essere più profondi, cercare di attaccare nel miglior modo possibile la prima linea d’attacco, essendo consapevoli che la difesa sarà una fase importante della partita, soprattutto a uomini pari, considerato che a Trieste abbiamo preso sette gol a uomini pari.